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I RITARDI DELL'INTERNALIZZAZIONE E LE SUE CRITICITÀ

18.11.2019 19:43

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Tag : Confederazione Cobas Siena

 

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I RITARDI DELL'INTERNALIZZAZIONE E LE SUE CRITICITÀ

In riferimento al processo di stabilizzazione dei lavoratori impiegati negli appalti di pulizie e servizi ausiliari delle scuole, la Confederazione Cobas intende esprimere alcune considerazioni e porre l’attenzione su alcune criticità che, a nostro avviso, non possono essere ulteriormente eluse.

La legge n. 145, commi 760 e 761, del 30 dicembre 2018 ha previsto la fine degli appalti di pulizie nelle scuole e l’assunzione, attraverso una procedura selettiva, dei lavoratori che possiedono la licenza media come titolo di studio e almeno 10 anni di servizio, anche non continuativi, inclusi gli anni 2018 e 2019. Il recente decreto legge, approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 10 ottobre, ha eliminato, per velocizzare la procedura, la selezione tramite colloquio orale: di conseguenza la graduatoria verrà stilata esclusivamente in base a titoli di studio e anzianità di servizio. I lavoratori verranno assunti come personale ATA con un contratto a tempo pieno o a tempo parziale a partire dal 1° gennaio 2020. I posti disponibili corrispondono ai posti di collaboratore scolastico accantonati in base alla pluridecennale esternalizzazione di questi servizi che, secondo la Tab. E del decreto interministeriale sull'organico ATA per gli aa.ss. 2019/2022, sarebbero 11.507, mentre quelli previsti per il concorso sono solo 11.263, suddivisi su base regionale.

Innanzitutto non possiamo che esprimere soddisfazione per la stabilizzazione degli ex LSU e dei c.d. “appalti storici”: dopo l’internalizzazione dei lavoratori della provincia di Palermo, anche questa stabilizzazione su scala nazionale non può che essere vista come la fine di anni di soprusi contro migliaia di lavoratori e la fine di un immenso sperpero di denaro pubblico. Da sempre la Confederazione Cobas denuncia il sistema degli appalti come foriero di servizi sempre peggiori e causa prima del peggioramento delle condizioni lavorative.

Ma, in ogni caso, e aldilà dei notevoli ritardi nella pubblicazione del decreto attuativo e lo scarso confronto con le parti sociali per un’analisi approfondita della platea dei lavoratori interessati, abbiamo l’obbligo di sottolineare le maggiori criticità che presenta l'attuale situazione. 1 È prevedibile un alto numero dei soggetti che rimarranno esclusi dalla stabilizzazione, come già accaduto nella provincia di Palermo. Infatti, ad oggi i lavoratori in servizio presso questi appalti sono 16.009. Oltre ai soggetti che non sono in possesso dei requisiti necessari per poter presentare la domanda, da una nostra analisi risulta palese che non vi è la certezza che nemmeno tutti gli aventi diritto riusciranno ad essere assunti come personale ATA: questo anche in base alla distribuzione su base regionale dei posti ATA accantonati. Sono due le considerazioni rispetto a questo punto che si rendono necessarie.

a. In primo luogo non si può ignorare le migliaia di lavoratori che non hanno i requisiti necessari: si parla di una platea abbastanza anziana, con un livello d’istruzione basso e di conseguenza con enormi difficoltà di ricollocamento nel mercato del lavoro. Si devono pertanto studiare soluzioni di tutela economica e sociale, come ad esempio percorsi di accompagnamento alla pensione per gli over 60. Inoltre riteniamo necessario l’elaborazione di un piano di ricollocamento su altri servizi per garantire la continuità occupazionale e reddituale. b. In secondo luogo, se come temiamo anche gli aventi diritto rischiano di rimanere esclusi per lo scarso numero di posti ATA accantonati, è necessario trovare una soluzione che permetta a tutti di poter vedere riconosciuto il proprio diritto alla stabilizzazione dopo anni di lavoro povero e precario. Non può l’internalizzazione dei servizi trasformarsi in un incubo di disoccupazione per migliaia di persone.

2. Un altro aspetto su cui riteniamo sia urgente e necessario fare chiarezza riguarda il requisito di anzianità di servizio che, come previsto dalla legge di riferimento, è di dieci anni. La stragrande maggioranza dei cosiddetti appalti storici, a differenza degli ex LSU, in questi anni sono infatti stati sempre assunti con contratti a tempo indeterminato con sospensione estiva: questo significa che il servizio effettivo svolto presso i plessi scolastici era di 9-10 mesi annui. Oltre ad aver causato notevoli difficoltà economiche negli anni di servizio ad oggi rischia di rendere necessaria un’anzianità di servizio fino a 13 anni e 3 mesi per avere la sicurezza matematica di 10 anni di servizio effettivo. Essendo discriminatorio in qualche modo rispetto ai colleghi con contratto a 12 mesi, riteniamo che il decreto attuativo debba essere assolutamente chiaro su questo punto: i 10 anni di servizio devono essere calcolati considerando anche gli eventuali periodi di sospensione non determinati dalla volontà del lavoratore. Altrimenti il rischio che si prefigura è che, con una lettura ristretta dei dieci anni di servizio effettivo, ulteriori diverse centinaia di lavoratori rischino di rimanere escluse.

Quindi, pur valutando positivamente la volontà politica di porre fine a questi appalti e dare finalmente una giusta tutela lavorativa agli ex LSU ed appalti storici, crediamo sia necessaria un’attenzione e una vigilanza più che approfondita su questa complessa realtà per fare in modo che il giusto obiettivo si traduca in realtà nel modo più corretto possibile: non possiamo permettere che migliaia di lavoratori e lavoratrici subiscano un’ennesima ingiustizia.

Infine, alla luce della sempre maggiore necessità di sorveglianza nelle nostre scuole (non sono certo una novità i fatti incresciosi di cui parlano le cronache: aggressioni dentro le scuole, incidenti studenti, ecc.) e dell’ormai insopportabile sottodimensionamento di tutto l’organico ATA, riteniamo ipotizzabile l’idea di un “organico potenziato” (così come la l. n. 107/2015 ha previsto per i docenti) realizzabile attraverso:

- una quantificazione dell'organico proporzionale non solo al numero degli alunni e al numero dei disabili, ma anche al numero dei plessi e dell'ampiezza e distribuzione degli spazi e in considerazione di eventuali mansioni ridotte;

- il superamento della distinzione tra organico di fatto e organico di diritto, perche i posti in

organico di fatto sono appena necessari per il funzionamento minimo delle scuole.

Per altro, in questo modo si realizzerebbero le legittime aspettative di tutti quei lavoratori che finora hanno garantito il funzionamento delle nostre scuole. Lavoratori che, provenendo dai diversi bacini delle graduatorie statali e delle convenzioni delle cooperative, sono stati messi artificiosamente gli uni contro gli altri, nonostante si trovassero tutti nella medesima situazione di precarietà e sfruttamento.

Infine, approfittiamo di questa occasione anche per continuare a ribadire la necessità di completare l’internalizzazione del personale delle cooperative sociali palermitane che ha già superato il concorso, ma che attende ancora – da “idoneo” – quell’assunzione nei ruoli statali che una parte di loro ha già avuto nell’a.s. 2018/2019. Sarebbe paradossale avviare la nuova procedura senza prima aver portato a compimento la precedente, anche sulla base delle proposte emendative già presentate (per ultima n. 10.0.7 al ddl n. 989 a firma dei Senatori Russo, Grassi, Santillo e Patuanelli) e dell'o.d.g. 9/1334-B/99, presentato dall'on. Casa, approvato dalla Camera dei Deputati.

 
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