partecipare è libertà

Roma: studenti del Kant

31.01.2021 12:53

Roma. Gli studenti del Kant rifiutano ogni strumentalizzazione politica

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Ieri mattina è finita l’occupazione del liceo Immanuel Kant di Roma, zona Torpignattara-Centocelle, con gli studenti che sono usciti autonomamente dopo giorni di autogestione, corsi e sana socialità, quella che la pandemia ha, anche giustamente, messo in secondo piano, ma che un governo incapace non è stato in grado di tutelare.

In questi giorni se ne sono sentite di tutti i colori. L’occupazione del Kant, come abbiamo provato ad argomentare, è stato un punto di rottura politica che ha colpito nel segno di una pacificazione sociale fuori tempo massimo vista la condizione difficilissima in cui versa la città e il paese.

Un virus maledetto ha gettato nel panico l’impreparata classe politico-dirigenziale nostrana.

Dopo un anno di pandemia i decessi sono ancora 500 al giorno, la drammatica soglia delle 100mila vittime si avvicina lenta e inesorabile, le prime inchieste sulla gestione sanitaria sembrano sul punto di aprire un vaso di Pandora, molti di coloro che avevano un lavoro sono aggrappati alla cassa integrazione, i piccoli commercianti chiudono, i debiti familiari aumentano e “del doman non v’è certezza” alcuna, soprattutto in vista della fine del blocco dei licenziamenti e degli sfratti.

In questo maremoto, la “grande politica” sta mostrando tutta la sua piccolezza, frutto di trent’anni di interesse privato, corruzione e menefreghismo totale verso i bisogni di lavoratori, studenti, pensionati, genitori, migranti ecc. che abitano il paese.

Il mercato delle vacche in scena – nel senso letterale del termine, come fossimo in un teatrino di terza categoria – nei “palazzi della democrazia” mostra tutta la fragilità di questo sistema, che esclude scientificamente la popolazione da ogni tipo di partecipazione alle scelte vitali per il proprio futuro.

Non stupisce allora che di fronte al messaggio forte, incompatibile con lo status quo lanciato dalle studentesse e dagli studenti del Kant, si sia tentata la più becera strumentalizzazione politica, giornalistica e sociale dell’accaduto.

Si è provato a mettere gli studenti contro i genitori, si è provato ad abbassare il livello di conflittualità dell’azione, si è provato a sussumerla sotto sigle politiche e sindacali impresentabili, si è provato ad appioppare a questi ragazzi l’ombra lunga di faccendieri e giornalisti il cui unico scopo – seguendo la lezione de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa – è quello di far sì che in fondo nulla cambi, anche se tutto cambia.

Tutto fallito, anche la delegittimazione tentata ieri dai palazzinari de Il Messaggero, un gesto politico derubricato a un fatto di cronaca, al pari della “citofonata di Salvini” (in piccolino alla destra della foto), un esempio stupefacente per chiarezza di mala informazione made in Italy.

Niente, tutto rispedito al mittente, con il più semplice dei mezzi, una “storia su Instagram” da parte del “collettivo_studentesco_kant” in cui si chiarisce esattamente la natura dell’Occupazione:

Ci teniamo a sottolineare che l’Occupazione di questa settimana è stata organizzata e gestita dal nostro collettivo e dagli studenti della nostra scuola e supportata dalle realtà sociali territoriali e organizzazioni politiche studentesche.

Non abbiamo ricevuto nessun tipo di appoggio dalla grande politica e ci distacchiamo dalla strumentalizzazione di chi dice il contrario e di chi insinua che ci fossero deputati o giornali ad appoggiarci.

Non siamo legati a nessuna organizzazione politica ma, nonostante ciò, abbiamo ricevuto il sostegno e l’appoggio di alcune di esse che ci hanno accompagnato e aiutato durante questi giorni.

La nostra critica al sistema non prevede nessuna necessità di interagire con alcuna forza parlamentare e la nostra forza affonda le sue radici nel quartiere e nella rete solidale che si crea a partire da questo”.

Un esempio chiaro di autonomia di manovra e di indipendenza politica, fuori e contro le logiche della spartizione e della connivenza con chi taglia i fondi alla scuola, comprime la conoscenza nella mera valutazione di una performance, non assume personale scolastico, coltiva precari e non esseri umani consapevoli; con chi mette, in definitiva, in crisi il diritto allo studio.

Un abisso separa ormai la parte cosciente del nostro paese e l’infima paccottiglia che tutti i giorni sbraita nei mezzi d’informazione mainstream.

Da una parte i Ciampolillo, l’informazione col trucco, le “forze dell’ordine irrequiete” (cantava il poeta), gli speculatori della politica, dall’altra le nuove generazioni che si mettono in gioco.

 

Il Kant chiama, l’Albertelli risponde: occupata un’altra scuola a Roma

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Oggi è stata un’importante giornata di mobilitazione per gli studenti delle scuole di Roma. Il classico appuntamento alla metro Piramide della mattina era il preludio del corteo che avrebbe portato i ragazzi e le ragazze, venuti in rappresentanza da molti istituti della capitale, verso il Ministero dell’istruzione, il Miur.

Questa mobilitazione giunge al termine di una settimana calda per la città, dopo che i video della bagarre tra studenti e polizia la mattina dell’occupazione del liceo Kant avevano fatto il giro del paese, arrivando perfino alla Camera e al Senato, poi rivelatesi più impegnate al teatrino dei giochi della maggioranza che non all’ascolto della voce delle nuove generazioni.

Gli studenti e le studentesse protagonisti di una settimana di autogestione e corsi nel liceo di Centocelle-Torpignattara hanno terminato ieri l’occupazione, scendendo oggi in piazza insieme ai loro compagni delle altre scuole.

Durante il corteo, il governo M5S-Pd-Leu e il Ministero presieduto da Lucia Azzolina sono stati presi di mira dagli slogan e dagli striscioni degli studenti romani, poi una parte di questi ha raccolto idealmente la staffetta lasciata ieri dai ragazzi del Kant, e ha deciso di far manforte alla voce degli inascoltati, occupando un altro istituto.

Un’immagine proveniente da dentro la scuola.

Il liceo Pilo Albertelli, all’Esquilino, infatti è da pochi minuti sotto la gestione dei suoi studenti, che in linea di continuità con il liceo Kant si mettono in gioco per prendere in mano le redini del proprio futuro.

Un’occupazione che viene come detto in apertura in un giorno di mobilitazione importante, al termine di un ciclo di “scioperi della Dad” che ha visto gli studenti e le studentesse della scuola sempre in prima linea, perché il diritto allo studio non può passare attraverso il mero dibattito Dad sì/Dad no, ma deve tornare a essere terreno di conquista della generazione del futuro.

Su questo, ogni ipotesi di compatibilità con chi ha massacrato la scuola nell’ultimo trentennio, dalla destra alla finta sinistra, passando per i sindacati concentrativi e le sigle a questi affini, non può più essere praticata.

 

Napoli. Occupato il liceo Gian Battista Vico

 GB Vico Occupato - Napoli
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Noi studenti e studentesse del liceo statale Gian Battista Vico di Napoli in data odierna dichiariamo l’occupazione della nostra scuola. Stiamo occupando un istituto vuoto, poiché dopo 111 giorni in Campania le scuole continuano ad essere chiuse ed il rientro che ci viene proposto il 1° Febbraio non garantisce una effettiva sicurezza ma, al contrario, non fa altro che mancare di rispetto alla comunità scolastica e delega alle singole amministrazioni scolastiche responsabilità che sarebbero dovute essere di amministrazione statale.

Questa è la nostra risposta all’abbandono degli studenti da parte delle istituzioni, all’inadeguatezza della DaD come strumento di formazione, ai mancati investimenti governativi per consentire un rientro in sicurezza, agli innumerevoli tagli perpetrati nel tempo alla “Scuola” e al malfunzionamento dei trasporti pubblici.

In questo periodo la cultura, la scuola e tutti i suoi lavoratori, studenti e studentesse sono stati completamente tagliati fuori dal dibattito politico del nostro paese. La DaD ci è stata dipinta come una soluzione definitiva quando invece dovrebbe essere vista esclusivamente come un mezzo emergenziale che non può e non deve assolutamente sostituire la didattica in presenza. Ha fornito un alibi per l’incompetenza del governo che, con questa risposta immediata, non ha progettato un piano reale per il ritorno a scuola in sicurezza.

Dalla chiusura di Marzo fino alla prima riapertura di Settembre niente è stato fatto per garantire che le scuole rimanessero aperte, come è stato testimoniato dal l’immediata chiusura delle scuole. Ormai la delusione degli studenti si è tramutata in rabbia in quanto le scuole vengono aperte e chiuse con noncuranza; tutto come se noi fossimo cavie su cui testare l’andamento della pandemia, anche da colpevolizzare nel caso di un aumento dei contagi, senza alcun riguardo per chi la scuola la vive in prima persona.

Le innumerevoli promesse del ministero della pubblica istruzione non si sono mai tradotte in fatti. In questo periodo di crisi di governo, la scuola è stata tagliata fuori anche dal recovery plan e da ogni tipo di decisione governativa. Gli studenti di tutta Italia pretendono ora risposte certe.

Questa emergenza sanitaria non ha fatto altro che far emergere prepotentemente le problematiche già preesistenti da anni nel sistema “Scuola”: la disparità tra le cosiddette “scuole di serie A” e “scuole di serie B”, la trascuratezza dell’edilizia scolastica campana, anche se la nostra struttura non ne risente direttamente, e l’ingiustizia del sistema delle classi pollaio, problema radicato e da sempre denunciato dagli studenti, che oggi non fa che aumentare il disagio dovuto alla pandemia.

I mezzi pubblici sono stati un altro punto trascurato ampiamente dal governo; le difficoltà di oggi sono il risultato di anni di mala gestione dei trasporti del territorio.

Noi siamo qui per dimostrare che il rientro in sicurezza è possibile e per riappropriarci dello spazio che ci spetta di diritto in quanto unico vero luogo di istruzione, socialità, confronto e crescita. Siamo stati privati di quella che dovrebbe essere il punto di riferimento per noi adolescenti, siamo stati traditi da chi dovrebbe tutelarci e ci siamo sentiti presi in giro da chi doveva prendersi cura di noi. In base i dati che abbiamo raccolto con un Questionario di Gradimento della DaD, a cui ha partecipato più della metà del nostro istituto, il 70,3% degli studenti non si sente tutelato dall’istituzione scolastica.

La DaD inoltre non ha fatto altro che allontanare sempre di più studenti e docenti, aumentando il disagio psicologico causato dalla mancanza dei contatti e della socialità, fondamentale nella nostra crescita.

Pretendiamo maggiore sicurezza da parte dello stato. Non siamo qui per protestare contro l’amministrazione scolastica del nostro istituto, ma contro tutta l’istituzione scuola che doveva garantire il nostro diritto alla salute e all’istruzione. Richiediamo quindi presidi medico-sanitari all’interno delle scuole e di ricevere tamponi naso-faringei regolarmente per monitorare l’andamento dei contagi all’interno dell’istituto.

Per garantire la sicurezza sanitaria nell’arco di questa occupazione ognuno di noi si è sottoposto ad un tampone rapido naso-faringeo; inoltre sfrutteremo gli spazi aperti del complesso scolastico rispettando le norme anti-covid.

Ogni studente sarà il benvenuto. Chiunque vorrà, potrà seguire le lezioni in DaD durante la mattinata, mentre nel pomeriggio verranno svolte delle assemblee pubbliche e dibattiti su tematiche scelte dagli studenti, con conferenze autogestite, supportate da esterni. Vogliamo che la nostra scuola diventi un polo culturale, luogo di crescita, di confronto e di sicurezza. Oggi più che mai, questo è ciò di cui noi studenti abbiamo bisogno: la nostra scuola deve essere la nostra casa, e nessuno può privarcene.

 

 

 

A Napoli occupata la facolta di Lettere dell'università Federico II

di seguito il comunicato del Collettivo Studenti della Federico II di Napoli che da oggi sono entrati in occupazione in occasione della giornata di sciopero nazionale. L'occupazione sottolinea la gestione disastrosa dell'accademia durante tutta l'epidemia e la necessità di riappropriarsi degli spazi universitari.

È trascorso ormai quasi un anno dalle prime misure di contenimento della pandemia ed è sotto gli occhi di tutti quanto poco o pochissimo sia stato fatto per evitare la crisi sociale ampiamente in atto.

E se la situazione sul piano sanitario ha evidenziato tutti i limiti di una gestione criminale della sanità pubblica, la ricaduta sul piano sociale è ancora difficile da prevedere in tutta la sua drammaticità.

La favola che hanno provato a raccontarci secondo cui saremmo tutti sulla stessa barca è ormai naufragata da un pezzo. Prime avvisaglie di insofferenza sociale e di diffuso malcontento si erano prese le prime pagine in autunno per poi sparire del tutto dalle chiacchiere delle istituzioni e dalle notizie dei media. Quello che resta di quella stagione di protagonismo è il rifiuto del ricatto in cui stringono: morire di fame o morire di covid.

In questo scenario la necessità di uno sciopero generale in grado di seminare conflitto e di dare centralità ai bisogni degli ultimi, si impone come una scelta necessaria. Oggi come non mai l’unione di Lavorator*, disoccupat*, precar* e student* rappresenta una condizione necessaria per non soccombere uno dopo l’altro separatamente.

Aderiamo a questa giornata di Sciopero Generale riaprendo l'università e occupando il porto. Facciamo questa scelta per prendere in mano il nostro presente e per costruirci un futuro. Non crediamo a candidati, politici e partiti e li invitiamo a star fuori dai nostri percorsi e di non venire a speculare sulle esigenze di partecipazione.

Siamo di fronte ad uno scenario che vede gran parte dei lavoratori sfiancarsi per il profitto altrui senza sicurezza e senza garanzie. In particolare i lavoratori della logistica e dei trasporti pubblici esposti in prima fila sul fronte del contagio, obbligati a ritmi estenuanti o a ricatti infami. Anche per loro e con loro, oggi, diamo inizio a questo percorso di lotta.

L’università e la scuola sono luoghi in cui la pandemia ha reso più evidenti le differenze sociali e la selezione di classe e non possono considerarsi avulse dalla realtà in cui sono calate.

Evidentemente in questi mesi non si è ritenuto necessario rinforzare i mezzi pubblici, non si è provveduto ad assumere più docenti per aumentare il numero delle classi e ridurre il numero di studenti per aula. Si è però trovato il tempo di riorganizzare il sistema di fasciazione delle tasse, andando ulteriormente a gravare sulle spalle di chi da questa crisi esce sempre più impoverito. O, ancora, si è puntato il dito contro i ragazzi definiti “irresponsabili” e protagonisti di comportamenti censurabili.

È evidente che la DAD non può essere la risposta e che non può che essere considerata come una soluzione transitoria e assolutamente non confermabile.

Di fronte a scelte che lasciano indietro gli ultim* e che condannano l’università al ruolo di esamificio, rimarchiamo quanto ci stiano a cuore la partecipazione, la possibilità di attraversare gli spazi e al contempo la cura collettiva e la salute di tutt* che siano student*, personale ata o dei docenti.

E' per questo che oggi riapriamo le porte della Facoltà di Lettere e Filosofia, per restituire a tutt* il primo dei luoghi del sapere di cui siamo stat* privati.


 

 

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